La scienza come l’economia

Quando un economista ci parla di crescita infinita ormai l’abbiamo capito tutti che è solo una pericolosa presa in giro basata su calcoli assurdi, matematicamente corretti ma che non hanno nulla a che fare con la vita e possono essere solo frutto di menti sballate che hanno perso il contatto con la realtà, il benessere reale, la felicità e la natura delle persone.

Ma quando ci parla uno scienziato e ripete gli stessi evidenti cliché aberranti dell’economista improvvisamente quella consapevolezza che ci faceva riconoscere le assurdità dell’economia scompare e ritorna in auge la fede dogmatica verso la tecnica, i calcoli e le promesse impossibili da mantenere che diventano l’ennesima carota posta davanti all’asino per farlo muovere.

Non è un caso che per arrivare ai suoi insensati “risultati” alla scienza e alla tecnologia occorra seminare morte e distruzione esattamente come all’economia. 
Come l’economia crea poveri, fame, miseria, elitarismo, classismo, ecc. così la tecnologia crea sfruttamento, distruzione ambientale, dipendenza, meccanizzazione, utilitarismo, ecc.

Inutile dire “sì ma l’economia è neutra, dipende come la usi”, oppure “comunque l’economia ha fatto anche qualcosa di buono: guarda io ho 100 euro, se non li avessi starei peggio”: è ovvio che queste argomentazioni sono limitate, non vedono il problema nella sua interezza e tentano di giustificarne gli indicibili abusi a livello globale attraverso l’enfatizzazione di singoli e limitati benefici.

Eppure con le stesse identiche argomentazioni si giustifica la tecnologia anche se è evidente che essa sia solo uno strumento del dominio e dello sfruttamento perché, come l’economia, è nata grazie a dominio e sfruttamento, li produce e li sostiene.

Se distinguiamo la tecnologia dal mero utensile (che non richiede un sistema produttivo né separazione del lavoro, è progettabile e costruibile volontariamente e direttamente dagli individui che lo vogliono usare) è innegabile che non è mai esistita né esiste tutt’ora alcuna tecnologia che non si basi su una forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sugli animali o sul pianeta. Senza schiavitù non ci sarebbe stata nessuna tecnologia. Anche oggi questa può esistere solo grazie a nuove forme di schiavitù.

L’avanzamento tecnologico esattamente come il cosiddetto benessere economico, di cui fruisce una parte minoritaria del mondo, esistono oggi solo perché il loro costo sociale e ambientale è pagato direttamente da qualcun altro da qualche altra parte. Ai ricchi servono i poveri. Ai tecnofili occorrono schiavi. Se ne dovessimo sostenere i veri costi direttamente, nessuno tollererebbe queste follie.

L’idea che la tecnologia un giorno possa essere fonte di libertà ed egualitarismo è solo un cieco atto di fede basato sul nulla se non su delle comode promesse che sono le stesse fornite dalla religione, dalla politica e dall’economia: promesse che ti fanno sopportare orrori attuali e reali per paradisi futuri e fittizi, l’importante è che tu continui a credere e sostenere il frame dominante non spezzando la catena di montaggio.

Nessun modello economico ci salverà perché l’economia stessa è un problema. 
Nessuna tecnologia ci salverà perché la tecnologia stessa è un problema.

Se vediamo ancora cose come la clonazione di esseri viventi e le associamo a progresso e successo dell’ingegno umano, è come se vedessimo ancora nel capitalismo la possibilità di prosperare e aumentare il nostro benessere.
L’articolo da cui l’immagine è stata presa conclude infatti: “…nuove possibilità, in prospettiva, anche per la zootecnia e la conservazione delle specie in pericolo.” Traducendo: questa scoperta ci darà nuove possibilità nel campo della segregazione animale che è una delle fonti principali di inquinamento e nuove possibilità nel tentativo di salvare in maniera artificiosa delle specie che abbiamo messo noi a rischio con la tecnologia stessa.

Ripeto un esempio pratico che ho già scritto altrove:
<<E’ un po’ come se io iniziassi a prendermi a randellate lo scroto e arrivasse uno scienziato che come soluzione al mio fastidio mi proponesse un bel fallo bionico piuttosto che semplicemente smettere di randellarmi. “Vuoi mettere un fallo bionico? Sarà anche meglio di quello che hai: non si inceppa, non si intasa. E lo facciamo in titanio quindi, attraverso complicatissimi calcoli strutturali che solo il genio umano può concepire, garantiamo che resisterà alle randellate.”
Ecco cosa ci ha sempre venduto la tecnologia: un miraggio di miglioramento mentre continuavamo e continuiamo solo a prenderci a randellate i coglioni.>>

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