Xylella, gasdotto e referendum: questione di civiltà

Nel video che vi linko di seguito Casini rivela in una trasmissione televisiva che il gasdotto TAP (un enorme progetto per la costruzione di un gasdotto che trasporterà gas naturale dalla regione del Mar Caspio in Europa https://www.tap-ag.it/) arriva fino a Melendugno in Puglia dove, per la sua realizzazione, c’è un contenzioso per abbattere 200 ulivi. Per pura coincidenza si tratta dello stesso luogo dove c’è stato il caso Xylella (un parassita che attacca i vegetali) che ha costretto all’abbattimento di numerosi ulivi.
Gli agricoltori da tempo denunciano l’arbitrarietà con cui si è scelta questa strada per risolvere il problema, alcuni dicendo che esistevano altri metodi per combattere il parassita, altri addirittura sospettando che questa Xylella nemmeno sia un vero problema per la salute degli ulivi (http://www.tagpress.it/ambiente/ulivi-affetti-xylella-miracolosamente-guariti-la-cura-tap-20160415).

Non c’è voluto molto perché molti iniziassero a fare 2+2 e cominciassero a sospettare che questi abbattimenti forzati non fossero dovuti alla preservazione degli ulivi rimasti sani dal contagio con quelli dove è presente il parassita, ma ci si trovasse davanti a un abbattimento forzato che spianasse la strada alla costruzione del suddetto gasdotto.
Non è che uno debba essere per forza complottista ma non si può nemmeno ignorare i fatti e gli ovvi collegamenti tra i fatti.

Ecco il video che invito a vedere prima di proseguire nella lettura:

Sappiamo che nel referendum costituzionale che si terrà domani 4 Dicembre, fra le altre cose, si propone la riformulazione del titolo V con lo scopo di modificare le disposizioni in materia di autonomia decisionale per le regioni, inserendo di fatto una clausola per cui lo Stato ha comunque l’ultima parola. Ovviamente questo viene venduto come un tentativo di combattere l’immobilismo del paese, ma lo scopo è ovviamente un altro e cioè la possibilità per lo stato di poter decidere su questioni locali sulle quali esiste ancora “troppa democrazia” e quindi le popolazioni possono ancora decidere le sorti del loro territorio impedendo ad esempio la progressiva svendita attraverso le privatizzazioni. Questo video spiega la questione molto bene: https://www.youtube.com/watch?v=BBUoD8fvcyg

Il presente articolo però non è un invito a votare no al referendum così da “fermarli”. Avendo un quadro completo, si evince che un referendum non può fermare quello che abbiamo davanti. Perciò vorrei provare a fare un ragionamento un po’ più ampio.
Davanti a fatti come questi, cioè davanti ad uno stato che fa di tutto per aggirare la volontà dei cittadini per andare avanti con una propria agenda (che non è la nostra), dovrebbe farci capire che questa istituzione e tutte quelle connesse al suo funzionamento, non rispondono a noi, non lavorano per noi e non l’hanno mai fatto.

Quello su cui vorrei si ragionasse sono questi due punti:
1. Quando giustamente si sbraita contro gli evidenti diktat dell’UE e si grida per riavere la “sovranità nazionale”, di che sovranità stiamo parlando? Perché la sovranità nazionale non è la nostra sovranità, è quella dei burocrati, dei politici e delle sovrastrutture di cui sono i camerieri. Lo sono sempre stati.
E’ ora di smetterla di vedere in un superstato europeo il male assoluto e in uno stato nazionale il bene comune: sono entrambi espressione di un dominio e di una coercizione volta a manipolare, soggiogare e sfruttare dei sudditi. Inutile avvolgere un manganello in drappo tricolore, farà male e sarà un abuso tanto quanto questo fosse avvolto in un drappo blu con stelline gialle.
2. Casini dice una cosa sacrosanta in quel video: “è questione di civiltà”. Inutile nascondersi dietro un dito: il progresso, quello che chiamate progresso, quello che chiamate benessere, si è sempre fondato su abusi come quello descritto da Casini, avvenuti in tutto il mondo, ieri come oggi. Questa è la cosiddetta civiltà. Il sistema deve andare avanti signori miei e in un certo senso i magnati, i banchieri, i politici, ecc. stanno portando avanti anche quello che vi fa comodo, o meglio, che credete farvi comodo: la civiltà appunto. Inutile scagliarsi solo contro un opera devastante e liberticida come questo gasdotto che dimostra quanto la nostra volontà non conti nulla se ci sono grandi interessi in ballo, quando non si riesce a vedere che questa non è un’eccezione, piuttosto è la regola su cui si fonda questo modello socio-economico, solo che solitamente il prezzo più evidente di questa follia viene pagato a caro prezzo da popolazioni lontane, mentre noi possiamo comodamente goderci un apparente vantaggio. Dico “apparente” perché il benessere occidentale, frutto di colonialismo, furto, genocidio, devastazione ambientale, sfruttamento del lavoro e della terra, è un falso benessere che da una parte ci dona l’inutile facendolo passare per necessario e dall’altra sta rendendo questo pianeta un inferno, avvicinandoci ogni minuto al punto di non ritorno in termini di inquinamento, stress, malattia, tensione sociale e divario economico tra ricchi e poveri.
E’ veramente “questione di civiltà” e se non capiamo quanto tutta questa “civiltà” vada messa in questione, non capiremo mai quanto un Casini qualunque possa ancora farci molto male.