Lo specchio della Global Sumud Flottilla



Nonostante tutto, la Global Sumud Flotilla è un’iniziativa stupenda per tanti motivi.

Per prima cosa, cercherà di forzare un blocco illegale da parte di un paese canaglia. Ricordo che il blocco navale posto davanti alle coste di Gaza è giudicato illegale secondo la Corte internazionale di giustizia e la Missione d’Inchiesta del CDU. Ma, a prescindere, anche quando fosse legale, un blocco è tale perché impedisce al nemico di ottenere un vantaggio militare o tattico cosa che ovviamente non si verificherebbe certo lasciando passare degli attivisti con aiuti umanitari.
Lo scopo della GSF, infatti, non è solo quello di portare gli aiuti che stanno trasportando, ma di aprire un canale umanitario che deve poter esistere, esattamente come è successo prima in molte altri scenari di conflitto.

In secondo luogo, la GSF ha messo ancora di più in luce quanto la nostra classe politica sia succube e suddita di Israele e compari. Vedere i politici fare appello alla responsabilità chiedendo agli attivisti di desistere dai propri intenti per paura di dover prendere posizione in caso di attacco è semplicemente vergognoso. Di quale responsabilità stiamo parlando? Quella di dire “povera Gaza” e poi continuare ad avere rapporti con Israele come se niente fosse?

La GSF ha anche unito tantissime persone di molte diverse nazionalità, non solo sulle barche ma anche sulla terra ferma, alimentando la coesione verso un obiettivo umanitario necessario e altruistico. Vedere le persone manifestare per fermare qualcosa di orrendo che non dovrebbe riguardarle è una boccata d’ossigeno all’empatia.

E, proprio per questo, la GSF ha fatto anche qualcosa di più: ha messo uno specchio davanti alla faccia di ognuno di noi. La GSF è un insieme di persone che si sono imbarcate in un’impresa titanica, rischiano una traversata verso un teatro di guerra, davanti a un colosso che ha già minacciato di trattarli da terroristi. Tutto questo non per ottenere qualcosa per sé, ma per fermare un’ingiustizia di cui altri sono vittime, e perché è giusto fare qualcosa, anche rimettendoci del proprio.

Ecco, qualcuno una volta ha detto: gli italiani perdonano tutto tranne il successo. Io rivedrei questa frase che tra l’altro nemmeno credo valida e la cambierei così: gli italiani perdonano tutto tranne l’altruismo, tranne quelli che si spendono per una causa che non gli porta nessun vantaggio. Il motivo è proprio perché persone così ci mettono uno specchio davanti che ci obbliga a chiederci chi siamo noi e cosa stiamo facendo.

Davanti a questa scomoda immagine allo specchio si può reagire solo in due modi. Possiamo essere onesti con noi stessi, prenderci cura del volto della nostra coscienza, cercando di fare quello che il nostro senso di responsabilità e la nostra empatia ci gridano contro, con tutti i nostri limiti e possibilità di sbagliare, mettendoci in gioco e rischiando; oppure possiamo abbassare lo sguardo e criticare in tutti modi possibili affinché il fiato delle nostre critiche appanni quel vetro e nasconda il volto della coscienza ai nostri stessi occhi.