La questione della riforma costituzionale riguardante la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri (PM) è di una banalità disarmante.
Sembra che oggi PM e giudici si scambino ruoli come in un walzer, ma per legge si può cambiare una volta sola nei primi dieci anni di carriera. Infatti, meno dell’1% dei PM diventa giudice e viceversa. Quindi una separazione esiste già di fatto. Non serve separare nulla.
Tra le tante cose millantate dal governo però c’è anche quella di garantire processi più equi e una giustizia meno ideologizzata visto che la riforma prevede la nomina dei membri degli organi di controllo per sorteggio (in parte) anziché per elezione.
Bene, facciamo finta di crederci e che non ci siano controindicazioni: la nomina per sorteggio si potrebbe comunque avere senza la necessità di creare due organi separati per giudici e PM.
Quindi il vero scopo di mettere mano alla costituzione è questo: separare gli organi, non il metodo di elezione.
La riforma è stata approvata in tempi record e senza emendamenti, quasi senza dibattito.
In più il ministro Nordio ha apertamente affermato che non capisce la reticenza della sinistra a questa riforma visto che gli tornerà utile quando saranno al governo.
E qui cade la maschera: la separazione delle carriere non serve a noi, non serve alla giustizia, serve al governo (a questo e ai prossimi, insomma a chi comanda). Come sottolinea anche Nino Di Matteo (sostituto procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo), il pericolo è che questa sia solo una manovra per attaccare l’indipendenza dei PM affinché questi rientrino sotto il controllo del Ministro della Giustizia, cioè del governo in carica.
La cosa diventa ancora più ovvia quando si ricorda che questa riforma era fortemente ricercata dalla Loggia Massonica P2 e presente nel suo “piano di rinascita” che sta procedendo come se niente fosse.
Questo è un grave pericolo perché mette in crisi la separazione dei poteri che si aggiunge alle altre riforme viste in questi ultimi decenni volte ad aumentare il controllo e la repressione sulle persone comuni e invece allentarli sui politici e colletti bianchi, ma soprattutto sui reati commessi dal potere stesso.
