Abituarsi all’obbedienza



 
Mille signor nessuno che credono a una stronzata tipo gli asini che volano non nuocciono nessuno. Il presidente di una nazione che crede agli asini che volano è tremendamente pericoloso perché può imbastire leggi e muovere eserciti in base a questa stronzata. Fin qui ci siamo, no?
Ecco, visto che ora lo sport nazionale sembra perculare e scatenare l’allarme nazionale per “i negazionisti del covid” (che in realtà sono una manciata di persone delle quali il 90% ha solo sollevato un dubbio su uno dei tantissimi aspetti legati a questa “pandemia” e non negato l’esistenza del virus), mi piacerebbe vedere lo stesso sforzo disumano, ma moltiplicato per mille, per ogni stronzata detta da eminenti scienziati e politici. Ma, guarda un po’, non c’è. Anzi, si accettano le cose meno scientifiche, più bislacche e meno logiche se queste comunque rientrano nello status quo del terrorismo anti-covid.
Allora qui, di nuovo, non siamo di fronte a persone che difendono una verità e proteggono altre persone dalle bugie, ma siamo di fronte a un settarismo fideistico, un accettare a testa china quello che viene dall’alto, anche quando ciò è contraddittorio, palesemente stupido, insensato o pericoloso. E come tutte le religioni, la fede deve essere mantenuta con il rito. Il rito in questo caso è il comportamento da branco che prevede la continua denigrazione di chi abbia anche solo un minimo dubbio su quello che sta succedendo. A queste persone viene messa un’etichetta e si attacca l’etichetta in tantissimi modi che poi vogliono dire una cosa sola: “io sono meglio di te”. Come un’idiota litania religiosa.
Nel fare questo ci si comporta in maniera molto più pericolosa di qualsiasi vero o presunto negazionista perché ottemperare ciecamente ad ordini, leggi, imposizioni ma anche credere ciecamente a una narrazione dei fatti significa supportare e rendere possibili decisioni che coinvolgono milioni di persone.
Se il signor nessuno riporta che uno studio effettuato in Giappone rivela che la mortalità da covid potrebbe essere più bassa dell’influenza o che non è il massimo affidarsi a statistiche che prevedono il rientro nella categoria “morti di covid” per chi muore di infarto ed era positivo al covid, viene sommerso di insulti, chiamato negazionista e accusato di attentare alla vita delle persone. Se scienziati affermano che le misure anti-covid non servono o non hanno senso scientificamente, se politici danno incentivi alla mobilità mentre siamo in regime di lockdown e non alzano un dito per migliorare gli ospedali, non vola una mosca.
Mi dispiace farvelo notare ma qui non si tratta di bene contro male, scienza contro stregoni e verità contro bugia. Siamo di fronte a un sistema complesso di cose per cui serve un sistema complesso di valutazioni. Le misure prese per contrastare il virus non sono solo sanitarie ma sono misure POLITICHE, SOCIALI ED ECONOMICHE e per stessa ammissione degli interessati molto più politiche, sociali ed economiche che sanitarie. La portata di queste misure non è trascurabile, parliamo di migliaia di persone che non hanno più potuto accedere alle cure per altre malattie innalzando non di poco la mortalità di queste malattie, parliamo di persone sole in difficoltà che non possono essere aiutate dai loro cari, di persone portate sul lastrico… Ognuna di queste misure avrebbe dovuto essere accompagnata da enormi spiegazioni e rassicurazioni sul come, perché, quando e soprattutto con il continuo ripetere che è una situazione momentanea e appena possibile si DEVE tornare alla normalità. Invece non solo ci sono mancanze, operazioni di segretazione, incongruenze, conflitti di interessi, ma oltretutto c’è questo continuo sottintendere che ci si deve abituare, che questo modo di vivere sarà la normalità. Dobbiamo abituarci ad essere isolati, ad uscire solo per lavorare, a restringere al massimo i rapporti sociali, a stare chiusi in casa. Insomma: nasci, produci e crepa. Ma tranquilli, anche se non c’è nessuna valenza scientifica in questo, è un simbolo. Sì, di quanto siamo sottomessi e di quanto sia facile accettare una gabbia sempre più piccola.