E io dove sono?



E io dove sono?

A volte capita di trovarsi davanti la faccia di un mostro, ma anziché fermarsi impietriti davanti a un volto talmente orrendo da non capire come si sia potuto generare, anziché trovarsi impegnati a descrivere ogni dettaglio deturpato e disgustoso, può essere che accada qualcosa di diverso. Sarà una qualche forma di saggezza, un istinto sul quale non si ha controllo, o solo per caso… Non so. Ma può capitare si smetta di vedere il mostro e ci si concentri a vedere il proprio volto riflesso nella sua pupilla.
Specchiarsi nella faccia del mostro per chiedersi: e io dove sono?
Qual è il mio ruolo?
Quanto sono diverso?

Non sono un fan del “trasforma il problema in un’opportunità” e minchiate da positive marketing mindfullness del cazzo.
Ogni mostro è un mostro in più sulla terra. Ogni delusione è una delusione in più sulla schiena. Ogni persona che negozia i propri principi per stare più comodo è quello e basta.
Ma rimane la domanda: e io dove sono?

Con lucidità chirurgica scaccio giudizio, risentimento, vergogna e delusione. E guardo solo me. Me lo devo. Perché non voglio essere nemmeno un riflesso sulla faccia di quel mostro e non voglio provare nemmeno una frazione di quel giudizio, risentimento, vergogna e delusione per me stesso. Me lo devo.

Non importa quanto riesce a fare tutto schifo. Non mi avrete.
Io sarò altro. Il costo? Non importa. Mi importa non essere quel mostro.
Posso convivere con quanto mi fanno schifo gli altri, le loro debolezze, le loro commiserazioni, giustificazioni, egoismi e ipocrisie. Non posso convivere invece pensando che siano anche le mie.

Devo fare tutto quello che posso per sentirmi io, e agire per come sono. Come e più di prima.
E il volto degenere di quel mostro verrà dimenticato perché non ne vedrò nessuna traccia allo specchio.
Me lo devo.