Per la rubrica “le religioni, ma quelle belle eh, quelle che non sono nemmeno religioni ma filosofie”.
Il Tibet è sempre stato una teocrazia assolutista maschilista non democratica. Sempre.
Solo dagli anni ’60 del 900 il signor Tenzin Gyatso… un momento, apro una parentesi: Tenzin Gyatso è, in arte, il Dalai Lama, cioè colui che ha ottenuto questo titolo perché ritenuto la 13° manifestazione terrena di un tizio illuminatissimo che però non vuole raggiungere il nirvana, ovvero qualcosa che non può essere definito e che cambia in base alla scuola di pensiero dei vari buddismi e hanno capito che l’incarnazione di questo tizio era Tenzio grazie alle opinioni degli oracoli, alle interpretazioni dei sogni e dei presagi, e quindi abracadabra lui è il Dalai Lama e il capo del Tibet. Ok, chiusa parentesi, dicevo: solo dagli anni ’60 del 900 il signor Tenzin Gyatso ha deciso di dotare il Tibet di una costituzione per renderlo democratico e separando i poteri, ispirato dalle democrazie occidentali.
Lo ripeto perché forse non si coglie bene leggendolo una volta: in Tibet a nessuno degli illuminatissimi buddisti è venuta in mente l’idea che forse era un pelo sbagliato che uno decidesse per tutti, seppur vivessero nella culla di quella religiofilosofia pregna di empatia e connessione con il tutto, di conseguenza il Tibet è sempre stata una fottuta teocrazia assolutista finché il tizio che comandava è stato ispirato dalle tigri cosmiche? Dalla stella polare incarnata in una felce? No, dalle cosiddette democrazie occidentali, quelle con la guerra, il capitalismo e le altre religioni brutte.
E infatti anche nel buddismo troviamo misoginia, assolutismo, idolatria, riti, superstizioni e tutti gli altri elementi che si trovano nelle altre religioni.
Non esistono religioni “buone” e tutte raccontano la fuffa più adatta a quel periodo storico condita con tutte le sciocchezze che in quel periodo possono essere vendute col solo fine di avere una favola in cui credere da una parte, dall’altra ottenere controllo e sottomissione.