Teniamo gli occhi aperti



Negli ultimi mesi nel mainstream e nelle dichiarazioni dei politici di molti paesi abbiamo assistito a un cambiamento rispetto alla questione Palestina.
Se fino a qualche mese fa il coro era perfettamente unanime e sovrapponibile nel supportare ciecamente Israele e minimizzare la tragedia in atto, adesso, molto timidamente, le cose stanno cambiando.

Questo cambio di rotta potrebbe essere perfettamente “naturale”.
Dopo che giornalisti indipendenti, associazioni umanitarie e volontari si sono spesi (spesso fino alla morte) per far emergere quello che effettivamente sta causando la politica colonialista, suprematista e genocida di Israele, continuamente occultata o giustificata dalla più potente macchina della propaganda sul pianeta, non escludo che l’opinione pubblica si sia spostata abbastanza per far fare una genuina marcia indietro a qualche politico, e di conseguenza anche i media potrebbero essersi voluti adeguare.

Sia chiaro, non sostengo che i politici abbiano genuinamente cambiato idea sulla Palestina, e nemmeno che i giornalisti si siano improvvisamente ravveduti. Semplicemente, la politica può aver iniziato a cambiare approccio per una questione di mero consenso. E i media hanno seguito da bravi cagnolini come sempre fanno.

Quindi non escludo che il cambiamento di rotta nella narrazione mediatica e politica sia frutto di un processo simile a quello descritto dove, nella migliore delle ipotesi, politici e media hanno cambiato rotta perché effettivamente inorriditi da un’escalation che non potevano più giustificare, nella peggiore invece, hanno cambiato rotta solo per seguire il consenso dell’opinione pubblica, per convenienza.
In entrambi questi casi non potremmo che esultare e dire “finalmente!”… Tenendo presente, comunque, che molti di questi presunti cambiamenti possano essere solo una facciata: per esempio Meloni ha finalmente, timidamente, esposto la sproporzione delle azioni di Israele (che già di per sé è un eufemismo rispetto a quello che sta davvero accadendo) ma di fatto non abbiamo visto interrompere rapporti economici, adottare sanzioni, e simili, anzi, si sta pensando a un disegno di legge che, come è già successo più volte, con la scusa di combattere l’antisemitismo finirà per cercare di zittire chiunque voglia contestare le politiche di Israele.

Ma, dato che non vivo su Marte e so perfettamente come funzionano certi meccanismi, non posso escludere un altro scenario, ovvero che il cambio di narrazione non sia affatto genuino bensì programmato.
Proprio perché abbiamo a che fare con il più potente apparato di intelligence e propaganda del mondo, non si può, a mio avviso, ingenuamente esultare perché il mondo politico e mediatico si sia improvvisamente accorto di Gaza. Non possiamo superficialmente pensare che tutto si sia attivato perché c’è stato il morto in più che ha fatto traboccare il vaso e ha fatto rinsavire politici e giornalisti.

Ovvio che questo non deve meccanicamente portarci a ragionare in senso opposto e quindi, solo perché il mainstream comincia timidamente a dire una cosa (che migliaia di persone dicono da decenni rischiando la vita per dirla), allora io devo pensare acriticamente il contrario. Sarebbe stupido. Non commento nemmeno le posizioni di chi sostiene che a Gaza non si stia tanto male e la fame, la carestia, il genocidio, siano in realtà solo esagerazioni frutto di un complotto dell’Islam contro Israele perché per sostenere una cosa del genere bisogna andare contro i fatti e la logica di base.

Viviamo in un periodo in cui abbiamo video di macerie a perdita d’occhio (della CNN, non di Al Jazeera), operazioni double strike come fanno i terroristi e cecchini che giocano al tiro al bersaglio con i bambini, il tutto fatto passare come legittima difesa e lotta al terrorismo e zero ripercussioni per Israele.
Anche solo pensare che Hamas possa avere una forza comunicativa e di propaganda superiore a quella di Israele e USA messe insieme rasenta il danno cerebrale. Voglio dire, le origini delle politiche naziste di Israele sono state esposte da ebrei come Albert Einstein e Hannah Arendt già nel 1948 e quello che vediamo oggi sono solo i suoi naturali frutti, non certo le moderne illazioni di estremisti Islamici (spesso associati al comunismo e al globalismo. Il globalismo Islamico… stendiamo un velo pietoso).

Riassumendo, secondo me, è indispensabile tenere le orecchie dritte e gli occhi ben aperti, perché questa timida solidarietà e umana comprensione verso il popolo Palestinese da parte di governi e media potrebbe essere uno show che ci prepara a una nuova fase già pianificata da tempo. Del resto, dei Palestinesi, non si è mai interessato nessuno davvero, nemmeno gli arabi stessi dei paesi limitrofi a Israele, figuriamoci tutti gli altri.

Quando un dissenso diventa troppo evidente, un potere può decidere subdolamente di, anziché contrastarlo perdendo consensi e la faccia, cavalcarlo per ottenerne il controllo, anche solo per pacificare gli animi e fingere di stare dalla stessa parte. Oppure, semplicemente, fingere di risolvere il problema sacrificando qualche pedina (penso a Netanyahu) lasciando il piano originale intatto.
Un esempio lampante è come famosi giornalisti televisivi, che fino a poco tempo fa tacevano o sostenevano l’operato di Israele, adesso parlino balbettando di “vittoria della Palestina e di Hamas”, di come sia “Israele la parte sconfitta” visto l’aumento del dissenso verso questo stato e, quindi, già pronti a venderci la pelle dell’orso, fingendo risentimento, mentre quell’orso gode di ottima salute e continua la sua marcia su Gaza e paesi limitrofi divorando persone e cose. Paradossale.

O, ancora peggio, lo scopo potrebbe essere prepararci a un nuovo evento, qualcosa deve ancora avvenire, come una nuova operazione sotto falsa bandiera (false flag) che ci sconvolga e venga usata per tirare le briglie di quel dissenso di cui si era ottenuto il controllo verso una specifica direzione usando paura, sdegno e shock generati da quel nuovo evento.

Cerchiamo di tenere gli occhi aperti.