come niente fosse…

ora che posso, che potrei… non alzo un dito.

nasce l’illusiva domanda “a cosa è servito, allora?”. continuo a
voler credere invece che sia servito, tutto. ma a cosa non so.
posizione debole.

e tu?… te ne stai lì come niente fosse, come una lama a un
millimetro dal mio costato, affilata ed appuntita, a ricordarmi che
potrei anche morire senza aver conosciuto la felicità. per quanto
questa parola possa avere un vero significato.

e quindi tutto si riduce solo al cosa e al come fare, dire… ma
per cosa? per trovarmi di nuovo solo, come voglio, seduto sulla
panchina a fumare l’odiata sigaretta ed aspettare di crepare qui,
lontano da ciò che voglio, perché non voglio niente, colmo della paura
di perdere anche la bontà che ho dentro. impaurito dall’idea di perdere
anche l’ultimo istinto che mi salva dalle accuse, o di essere
contaminato da altri nuovi istinti che farebbero apparire magicamente
mie impronte digitali su innumerevoli corpi del reato.

ma senza mai sapere quale reato, perché per la vita non esiste giustizia né legge, per fortuna o purtroppo.

mi trovo di nuovo ad aspettare di dire, fare, non so cosa, come, ma
lo farò, cercando di essere onesto, di far capire che siamo tutti
vittime, io per primo di me stesso e tutti insieme di questo cazzo di
mondo, così bello e così orrendo, esattamente come noi: così belli e
così orrendi da essere tutto e niente allo stesso tempo. 50% di
possibilità: rosso o nero… su cosa punti? la scelta mi uccide perché so cosa nasconde
e forse perché ho già deciso ma la mano non si muove a posare la fiche.
che strazio!

cerca di comprendere…