Complottofobia



 
Tiri fuori due articoli scientifici che mettono in luce qualche problemino sui vaccini e ti rispondono con uno sfottò sul complottismo. A dimostrazione che ormai l’anti-complottismo non è più (se mai lo è stato) un modo per arginare, seppur con ironia, gente che crede agli unicorni e condivide fake news da noncielodicono.com, ma è solamente un riflesso pavloviano per difendere lo status quo e sentirsi parte del gruppo delle persone normali e intelligenti, al punto da attaccare anche fonti ufficiali e fatti accertati quando non sono allineate alla versione della verità più comunemente accettata. Ormai possiamo tranquillamente usare un termine che ho coniato qualche anno fa: “complottofobia”, cioè una paura talmente profonda di essere etichettati come complottisti che porta a negare qualsiasi evidenza, qualsiasi fonte e credere a qualsiasi panzana purché sia allineata al pensiero comune e non implichi un’ipotesi anche solo vaga di complotto, termine talmente abusato che ormai sta assorbendo qualsiasi cosa. Cioè a comportarsi nello stesso modo in cui si comportano quelli etichettati come complottisti.
Ho visto persone di sinistra, libertarie, anarchiche, difendere improvvisamente DPCM e l’operato delle multinazionali quando si tratta di vaccini, non con argomenti seri, ragionamenti e dati, ma appunto assumendo la solita pratica dello sfottò verso chiunque abbia dei dubbi. Tra un po’ anche il capitalismo sarà solo teoria del complotto perché meglio essere indulgenti verso le multinazionali, la politica e il capitalismo piuttosto che passare per complottari-novax-rettiliani. Perché poi, capirai, vuoi mettere la pericolosità di qualche imbecille che crede alle bufale rispetto a quello di complessi tecno-politici-industriali che marciano sulla fiducia delle persone per fare i loro sporchi interessi? Del resto quando mai l’hanno fatto? Non scadiamo nel complottismo.
C’è un disagio che fa paura…