Intelligenze artificiali – MMJ podcast 2.0



Salve a tutti,

Vorrei provare a fare un ragionamento sui pericoli e su alcune implicazioni dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Questo argomento ci riguarda tutti, poiché stiamo assistendo ad una rivoluzione tecnologica che sta cambiando il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo, a un livello talmente profondo che è difficile persino immaginare, figuriamoci descrivere.

L’intelligenza artificiale è una branca dell’informatica che mira a sviluppare sistemi in grado di eseguire compiti che richiederebbero un’intelligenza, quindi il ragionamento, la decisione, il riconoscimento delle immagini e la comprensione del linguaggio naturale, o meglio qualcosa che imiti queste caratteristiche. Questo viene realizzato mediante l’utilizzo di algoritmi di apprendimento automatico che permettono alle AI di migliorare la propria performance sulla base dei dati che ricevono. Questi algoritmi sono alimentati da grandi quantità di dati, che vengono utilizzati per addestrare le AI e renderle in grado di effettuare previsioni e prendere decisioni.

In poco tempo, da fantasia in un romanzo futuristico, l’intelligenza artificiale è diventata un prodotto a disposizione di chiunque abbia una connessione a internet e persino in forma gratuita. La sua diffusione ha spazzato via qualunque record precedentemente segnato da qualsiasi strumento, software o piattaforma social che sia. E non di poco, ma di centinaia se non migliaia di volte.

Innanzitutto, è importante sottolineare che i creatori delle intelligenze artificiali non hanno piena coscienza di come i loro prodotti funzionino e di come determinati risultati vengano generati. Questo è un fenomeno probabilmente senza precedenti nella storia umana, in quanto per la prima volta abbiamo a che fare con un prodotto che funziona in un modo che non è conosciuto e nemmeno prevedibile persino da chi l’ha creato, e nonostante questo è usato quotidianamente da miliardi di persone. Inutile sottolineare come questo rappresenti un enorme pericolo per la società, poiché potrebbe portare a conseguenze impreviste su una scala altrettanto imponderabile.

È importante far notare che la creazione di intelligenze artificiali si basa, come qualsiasi cosa questa civiltà cachi fuori, sullo sfruttamento umano. Molti dei dati utilizzati per addestrare le AI infatti vengono raccolti da lavoratori sottopagati in paesi a basso reddito, che devono etichettare e classificare enormi quantità di informazioni a prezzi molto bassi, senza parlare dei contenuti stessi da classificare che spesso riguardano materiale violento, pedopornografico, o peggio.

Per dare un’idea di quanto le cose si stiano muovendo in fretta, esistono già dei bot specializzati (ovvero intelligenze artificiali addestrate con enormi quantità di dati di uno specifico settore) che le aziende possono assumere come se fossero persone vere. Parliamo di siti in cui si possono vedere nomi e foto di questi individui che in realtà non esistono eppure possiamo parlarci, assumerli, farci consigliare, licenziarli… 24h su 24, 7 giorni su 7. Questo rappresenta un ulteriore passo verso la sostituzione della forza lavoro umana con la tecnologia, e potrebbe avere conseguenze importanti sull’occupazione e sul benessere della società. Lungi da me ovviamente difendere il lavoro salariato come fosse uno strumento di libertà e soddisfazione, ci mancherebbe, ma altrettanto lungi da pensare inguenuamente che l’essere sostituiti da macchine sia una benefica liberazione dal lavoro senza altre conseguenze.

Un altro pericolo che sta emergendo con l’avvento dell’intelligenza artificiale è il loro sfruttamento da parte di malintenzionati. Uno di questi rischi è rappresentato dalla cosiddetta reverse prompt injection. Questo significa che un’intelligenza artificiale può essere addestrata a rispondere a domande in un modo che è diverso da come è stata programmata, attraverso una manipolazione dei dati di input mandando al diavolo tutte le varie rassicurazioni sulla sicurezza dei contenuti che le AI possono produrre.

Infine, l’aspetto probabilmente più tragico: l’attacco alla nostra creatività. L’arte credo sia l’ultimo appiglio con cui disperatamente cerchiamo di tenerci appesi al liscio specchio su cui stiamo scivolando sempre più velocemente, l’ultimo disperato sintomo che grida quanto siamo disgraziati.

L’avvento delle AI sta uccidendo anche questo. Esistono sistemi che possono generare musica, discorsi, immagini e video semplicemente descrivendo a una AI il contenuto che vuoi ottenere.

Certo, basta non usarla. O usarla con parsimonia. No, non funziona così. Come tutte le tecnologie, spazzerà via tutto il resto e lo renderà obsoleto, e chi non seguirà il trend sparirà nel dimenticatoio etichettato come un vetusto luddista che produce cose vecchie a cui non si sarà più abituati perché non si avranno più i nemmeno i mezzi per comprenderle, per fruirne. Tutta la creatività umana potrebbe ridursi a quale frase dire a una intelligenza artificiale. Questo scenario rappresenta perfettamente quanto le AI ci stiano cambiando nel profondo, trasformando non solo la nostra società ma noi stessi come individui, come specie.

In conclusione, l’intelligenza artificiale rappresenta l’ennesima minaccia per la società e per la nostra umanità. Dobbiamo essere consapevoli dei pericoli e delle implicazioni di questa tecnologia e non lasciarci ingannare dalla sua promessa di miglioramenti. In realtà, tutto ciò non è nemmeno una novità perché in fondo, le AI stanno solo continuando ciò che altre cose hanno prodotto nella società, parlo della catena di montaggio, del produttivismo. Tutti questi macro-cambiamenti hanno un’unica matrice e un’unica conclusione: sostituirci. Trasformarci da esseri umani ad adepti del culto dell’economia e della mega macchina. Se prima le fabbriche si appropriavano del nostro tempo e del nostro sudore, le AI arriverando a derubarci dei nostri pensieri e della nostra creatività proiettandoci in un futuro distopico in cui saremo sottomessi alla macchina o noi stessi saremo le macchine.