Spirito di gatto



D’un gatto sonnambulo era lo spirito. Passò lieve sul balcone. Difficile dire quanto più lieve di un gatto vivo.
Lo sguardo era vivente, presente, profondo. Lui sapeva. E non se ne curava. Difficile dire se conoscenza e distacco fossero prerogative della morte o della felinità.
Notte su notte. Il buio l’attraversava tanto quanto la luce, al punto da chiedermi se davvero fosse lì, davanti a me. Difficile dire se il fantasma fosse lui o forse io.
La cura era non curarsene, non occorreva suggerirmelo. La cura era stare lievi sulle zampe, essere attraversati dal buio e dalla luce, smettere di chiedersi qualunque cosa.
Essere o non essere? No. Essere e non essere.