sulla mancanza di una conoscenza storica della vita

“vuoi giocare?” chiese la vita ad un anima.
“sì”.
“smetti di giocare!” le disse improvvisamente la morte.
“sissignore!”.
si sta in bilico tra una proposta che non si può rifiutare e un ordine al quale è impossibile disubbidire.
al pensiero che la vita sia tutto, il contenitore di tutto, all’esterno del quale nulla esiste se non illazioni, vaneggiamenti e speranze tirate per i capelli, si affianca la considerazione che alcuna cosa può esser “tutto”, nulla può esser visto nella sua completezza ignorandone “il prima e il dopo”, senza conoscere cioè la sua storia.
il non saper nulla al di fuori dei suoi confini, del suo “prima e dopo”, se non qualche bassa invenzione che non va al di là di una fiaba per adulti o la rivisitazione di antiche leggende pagane, rende quindi un’illazione, una pura teoria la concezione della vita stessa.
non mi stupisce, a fronte di un simile ragionamento, quanto sia soggettivo il valore che le possa esser dato… da chi riesce a mettere a rischio la propria esistenza per un’altra, persino senza alcun apparente legame, a chi causa sofferenza e morte per biechi e bassi istinti, necessità, paure.
non mi stupisce più il caos negativo quando questo è generato dall’ignoranza… che non ha nulla a che fare con quello generato da fantasie, a volte geniali, che si basano proprio sulla conoscenza, sul sapere, sia nel caso in cui esse sposino ciò che è conosciuto e aggiungano nuove cose, sia nel caso lo neghino e lo aggirino come un cavillo aggira una legge.