acceso/spento

il destino ha il tuo volto. annebbiato dalla distanza, dalla speranza, dalla volontà.
se fossi puro, se non avessi paura della sconfitta, se non fossi inebriato dalla vittoria, potrei scoprire i vostri lineamenti.
mentre sull’altalena delle inevitabili forti sensazioni a malapena riesco ad inquadrare gli oggetti a pochi metri da me, nella pesante afa del quotidiano, filtrati in previsioni che raramente arrivano a 24 ore.
il movimento m’impedisce di scrivere e di leggere, perciò mi fido di quanto mi viene detto, da altri o da me stesso.
pianto continuamente paletti per orientarmi, scoprendoli sbagliati od obsoleti al primo bisogno.
alla fine non so davvero chi sono… chi siamo… potremmo essere solamente scheletri che indossano le carni di bisogni altrui; bisogni intimi, biechi, inconsci, incomprensibili. balenanti, ciclici, e inconsistenti.
siamo come un esercito di sigarette… tutte così uguali, così diverse.
il fuoco ci accende; non importa se fiammifero o incendio, passa davanti e siamo accesi.
qualcuno aspira fino alla fine, altri no. e ci ritroviamo nel posacenere sdraiati, usati, buttati, rivelanti l’animo di chi ci ha aspirato: basta contare le grinze sui fianchi e quanto siamo accartocciati su noi stessi…