“Cultura” non significa niente!

Pare che il problema del mondo oggi sia la poca cultura. La gente che non legge. Che non è abbastanza intelligente.

A me, invece, quando penso alla cultura viene in mente un sistema di cose che convince le persone delle cose più assurde. Cultura è anche leggere tanto e ritenere l’intelligenza una grande virtù scordandosi che tra le persone più acculturate, che leggono di più e con il quoziente di intelligenza più alto sul pianeta spiccano serial killer, dittatori e squali della finanza. Cultura è anche ritenere normale sgozzare un maiale e accarezzare un cane, e contemporaneamente considerare strano se altri in altri paesi fanno il contrario. Cultura è anche sentirsi coinvolti e partecipi di cose avvenute altrove e fatte da altre persone in altri tempi solo perché ti dicono che fa parte della tua cultura e non di quella di altri, se poi la difendi con la vita anche meglio. Cultura è anche imbottirsi di nozioni e saperle ripetere in modo da ottenere dei pezzi di carta che dimostrano che sai ripetere delle nozioni che ti sono state date. Cultura è riuscire in complicatissimi calcoli matematici e statistici per generare regole economiche che non hanno alcuna attinenza con la realtà per poi farne dei cardini sociali che distruggono il pianeta e generano scarsità, povertà, morte. Cultura è saper usare il linguaggio, anche per mentire, per creare clienti o per scrivere leggi che danno il potere a pochi di scrivere altre leggi che decidono la vita di tutti. Cultura è anche la cultura del lavoro ovvero trovare dignità, decoro e persino realizzazione nel passare la vita ad obbligarsi a svegliarsi quando si vorrebbe dormire per andare a fare qualcosa che non piace.

Quindi “cultura” non significa niente, non è qualcosa che ci salverà, non cambierà niente. Anzi, per lo più la cultura è ed è sempre stata un meccanismo del potere per normalizzare, normare, conformare, convincere e far obbedire, farci diventare prevedibili.
Cultura non è il contrario di ignoranza e non è sinonimo di comprensione. Si può venire a conoscenza di qualcosa senza riuscire a comprenderlo davvero e, al contrario, si può avere comprensione anche di meccanismi profondi e complicati senza alcun tipo di apparente conoscenza.
La cultura non ci dice chi siamo, la cultura semmai, in senso lato, dipende da chi siamo come individui e come società. Si pensa che la cultura possa cambiare le persone e il contesto in cui si vive ma di solito succede esattamente l’opposto.
Se per cultura si intendesse conoscenza e comprensione, allora queste non si ha certo la garanzia di trovarle nelle forme di acculturamento massificato che sono la scuola, i media, i libri istituzionali. Anzi. Queste sono armi di diffusione di uno schema di pensiero definito, chiamato appunto cultura, ovvero una rappresentazione della realtà violentata e ridotta in termini logici, riproducibili, oggettivi, utilitaristici, comunicabili, massificati e massificanti, la cui decifrazione a monte ovviamente deleghiamo ad altri, la delega delle deleghe, quella della rappresentazione della realtà, unica e rassicurante, da cui poi nascono tutte le altre come votare e pregare.
La cultura non ci renderà liberi, ci darà solo una versione diversa della nostra cattività. Per essere liberi occorre riappropriarci di un sentire diverso, più profondo, qualcosa che la codifica intellettuale e intellettualista della nostra specie non fa emergere, anzi, ha soppresso e sopprime.
Se pensate a tutte le cose buone successe e le migliorie avvenute nella società grazie a un cambiamento “culturale”, ricordatevi per prima cosa di chiedervi sempre “a quale prezzo?”, se il costo di quella presunta miglioria lo stia pagando qualcuno da qualche altra parte e secondariamente chiedervi se quel cambiamento è avvenuto più per un movimento contro-culturale