confessionale

che scalino difficile. così noto eppure così sorprendente. la vista più dura è sempre stata quella davanti allo specchio.
allora è così che stanno le cose: questo è un tentativo, di rinchiudermi, non so quanto forzatamente, nello studio psichiatrico autogestito che si svolge su queste pagine. riprendere appuntamento fisso, qui davanti a me, solo a me per quanto mi riguarda.
ch’io possa trovare di nuovo la strada, nel ripetere una specie di mantra, ogni volta differente, per riscoprire il percorso verso cose che non so di star cercando, ma che interrompendo la ricerca non hanno smesso di esistere. è solo che io ho smesso di camminare, di muovermi. e si sa: più si va veloci, più è facile restare in equilibrio. da fermi si cade. come in bicicletta.
così forse non sarò costretto a conoscermi e dimostrarmi chi sono nella vita. relegherò questi atti alle pagine scritte e forse le mani smetteranno di tremare.
ah, se potessi anche trovare un antidoto all’illusoria mancanza di tempo, spazio ed energie…  questa mancanza cronica fa sembrare tutto uno spreco, fa sembrare di dover razionare e centellinare qualsiasi azione, ogni secondo… con il risultato opposto di sprecare invece tutto! come un assetato nel deserto, allo stremo delle forze che nemmeno si alza da terra per bere qualche sorso d’acqua. no, aspetta e conserva le poche forze rimaste per un ideale quantità d’acqua che potrebbe salvarlo. e muore nell’attesa…
ah mi mancavano i puntini di sospensione…
già mi sento meglio!

che scalino difficile. così noto eppure così sorprendente. la vista più dura è sempre stata quella davanti allo specchio.

allora è così che stanno le cose: questo è un tentativo, di rinchiudermi, non so quanto forzatamente, nello studio psichiatrico autogestito che si svolge su queste pagine. riprendere appuntamento fisso, qui davanti a me, solo a me per quanto mi riguarda.

ch’io possa trovare di nuovo la strada, nel ripetere una specie di mantra, ogni volta differente, per riscoprire il percorso verso cose che non so di star cercando, ma che interrompendo la ricerca non hanno smesso di esistere. è solo che io ho smesso di camminare, di muovermi. e si sa: più si va veloci, più è facile restare in equilibrio. da fermi si cade. come in bicicletta.

così forse non sarò costretto a conoscermi e dimostrarmi chi sono nella vita. relegherò questi atti alle pagine scritte e forse le mani smetteranno di tremare.

ah, se potessi anche trovare un antidoto all’illusoria mancanza di tempo, spazio ed energie… questa mancanza cronica fa sembrare tutto uno spreco, fa sembrare di dover razionare e centellinare qualsiasi azione, ogni secondo… con il risultato opposto di sprecare invece tutto! come un assetato nel deserto, allo stremo delle forze che nemmeno si alza da terra per bere qualche sorso d’acqua. no, aspetta e conserva le poche forze rimaste per un ideale quantità d’acqua che potrebbe salvarlo. e muore nell’attesa…

ah mi mancavano i puntini di sospensione…

già mi sento meglio!