…e un brutto gioco dura molto?



e così provo a continuare a camminare.
nessuno lo neghi; son qua.
no, non voglio già avere un alibi. il classico “io c’ho provato”. era solo per dire…
del resto si fa presto a sentirsi in trappola tra le cose che non si sanno fare e quelle che si sanno fare male. due bei toni di bianco e nero, secchi come un chiodo, che non ti dànno un attimo di respiro.  ti imbavagliano duramente tra due plotoni armati a volte di fucili, a volte di gavettoni di merda… e ti ritrovi a fissare il tizio con la divisa e il braccio alzato, pronto a dire “fuoco!”.
sì, tutto ha un prezzo. ma cazzo se è sbagliato non agire a priori per paura di non pagarlo. è questo che manda a fare in culo i principi. è questo che fa assomigliare i principi a nuvolose teorie.
ma non è facile. è tanto dura quanto è palesemente chiaro quanta forza darebbe l’essere trasparente. l’essere trasparente è la totale mancanza di paura, soprattutto paura di pagare quel prezzo.
è normale che sia tanto dura… ti ci fanno crescere con l’ignobile paura di perdere… cosa non si sa, perché poi per la paura non si tenta nemmeno. e ci credi così tanto a questa paura che ne fai delle fondamenta per tutto il resto… azioni, pensieri, carattere.
eppure basta fare un passo di lato, guardarsi un po’ attorno, e vedersi lì seduti al tavolo, con le chiappe strizzate, la goccia di sudore che rotola sulla tempia, la bocca secca, il cuore che pulsa nel naso…e perché? perché si ha paura di tirare un dado… “cazzo potrei finire su parco della vittoria”.
si ha paura di un gioco. e si gioca solo ad aver paura…