Il segreto di una vita felice – PODCAST n.30

Ho pensato che era ora di farla finita con i soliti pipponi su come va il mondo, perciò sono qui a darti una perla di saggezza e consapevolezza utile nella pratica a vivere una vita felice. Che poi alla fine è quello che vogliamo un po’ tutti, no?.
Allora, sei pronto? C’è un solo ed unico segreto, un’unica azione da fare, un unico sforzo: fingere.
Sì hai sentito bene: fingere. Non ci avevi mai pensato, eh?
No, ma non fingere di essere felice, non ci siamo capiti! Così ti starei solo prendendo in giro, qui sto facendo un discorso serio.
Infatti adesso farò degli esempi pratici che puoi fare tuoi e applicarli alla tua vita. Vedrai che cambiamenti.

Allora stavamo dicendo: il segreto è fingere.

Ad esempio fingere che la politica abbia un senso. Non importa se sei di destra, di sinistra oppure né di destra né di sinistra (cioè di destra), non è necessario nemmeno avere un’opinione sugli elementi di cui la politica dovrebbe occuparsi, l’importante è considerarla valida e prendere una posizione, così, una qualunque. Il succo è fingere che attraverso un sistema che delega le tue responsabilità e le tue scelte a dei perfetti sconosciuti, questi useranno il potere nelle loro mani per il bene comune. Questo implica quindi fingere che lo stato sia qualcosa di reale, che significhi qualcosa, che non sia solo un’invenzione di un potentato per delimitare la sua sfera di azione, anzi, devi fingere che abbia persino un valore e che sia parte di quello che sei. Lo so, basterebbe guardare alla storia per capire quanto questo sistema di cose generi guerra, separazione, obbedienza e basterebbe guardare alla natura per capire che una linea politica che divide due alberi non li rende diversi, li rende diversi solo se poi c’è qualcuno che li taglia in modo diverso e gli fa credere di avere scopi diversi. Ma questo succede solo con gli umani.

Altro esempio: bisogna fingere che sia normale per un essere umano vivere in cubi di cemento e muoversi in cubi d’acciaio, conoscere la maggior parte degli altri animali della propria specie in luoghi dove ci si trova perché si è forzati a farlo come la scuola o il lavoro dove spesso si è in competizione e sottoposti a controllo e autorità, che non sono certo condizioni ideali per la socialità.
Bisogna fingere che sia normale vivere vite sterili, ripetitive, seguendo ritmi imposti da macchine che abbiamo creato per darci un ritmo robotico ed efficiente e infine che sia normale cercare di riprodurre la perduta socialità in luoghi virtuali chiamati social che hanno l’effetto opposto cioè disintegrano i rapporti veri ed esaltano rapporti basati sul nulla, così come si deve fingere sia normale che tutto questo avvenga in contesti dove la natura è completamente estromessa dalle nostre vite: al limite abbiamo attorno delle piantine in un vaso e degli animaletti che abbiamo fatto abituare ai nostri ritmi e stili di vita oppure semplicemente li obblighiamo a farlo dentro una gabbia o un acquario.

Ancora, bisogna fingere che quando acquistiamo qualcosa le uniche cose in ballo sono quanto costa quel prodotto e quanto denaro ho in tasca. Bisogna fingere che tutto il resto non esista. Non dobbiamo sapere come quella cosa è stata prodotta, l’impatto che ha causato al mondo produrla e quanto costerà smaltirla. Bisogna fingere che il mercato sia, diciamolo assieme, “l’incontro della domanda e dell’offerta”, senti come suona bene? E’ un incontro. Bisogna fingere che non sia tutto spinto dal profitto e fingere che basare una società sullo scambio economico non significa intrinsecamente basare la società su un meccanismo che uccide la fiducia, l’empatia, la condivisione e vive di competizione, sfruttamento, truffe. E anche quando questi aspetti vengono a galla e non si possono ignorare, bisogna fingere che siano solo eccezioni di un sistema perfetto, equo, in cui tutti possono giocare le proprie carte.

Poi bisogna anche fingere che allevamenti e macelli non esistano. Tutti i prodotti animali che arrivano in tavola sono magici: bisogna fingere che non siano frutto di un sistema tecnoindustriale che fa riprodurre a forza degli esseri viventi, li tiene chiusi in gabbie più o meno piccole, generazione dopo generazione, per poi macellarli in tenera età, solo perché ci piace un sapore. Sì, lo so, questa è difficile. Se non si riesce a fingere che non esista tutto questo bisogna almeno fingere che ci sia un buon motivo per farlo. Ce ne sono diversi tra cui scegliere come la salute, che anche gli altri animali mangiano animali o che ci sono altre cose importanti a cui pensare. Questo solo per citarne alcuni. Certo, non te la faccio facile, è chiaro che per ognuno di questi motivi bisogna però poi fingere tutta un’altra serie di cose: tipo se scegli la salute come motivo devi fingere che non esistano milioni di vegani che stanno benissimo e sono persino al top di carriere sportive o che la più grande associazione al mondo di nutrizionisti e dietisti ha affermato che una dieta senza prodotti animali è salutare a qualsiasi età; se tiri in ballo gli altri animali devi fingere che un animale che si ciba di un altro animale perché altrimenti crepa sia la stessa identica cosa di te che al supermercato puoi scegliere tra due prodotti, uno con animali e uno senza, uguale uguale proprio; se dici che ci sono altre cose a cui pensare devi fingere invece che uno si possa occupare solo di una cosa alla volta e che sia giusto usare le mancanze degli altri per non vedere la propria. Qui poi ognuno sceglie di fingere su quello che gli torna più facile, non c’è una strategia unica. C’è anche chi riesce a fingere su tutti questi argomenti insieme, però ora non confrontiamoci subito con i professionisti: io consiglio di procedere uno step alla volta, ok?.

Un’altra cosa su cui è importante fingere è che ci sia una ragione alla nostra esistenza, non importa di che stampo, si può pescare dalla new age al cristianesimo, dall’islam alla spiritualità, l’importante è che tutto rientri in un disegno più ampio, che ci sia altro dietro, meglio ancora se riesci a fingere che tutto serva a qualcosa, a migliorarsi, ad andare in paradiso, a ottenere la conoscenza suprema, non importa, l’importante è vedere tutto l’orrore del mondo e consolarsi con le piccole cose belle che spesso manco ci sono ma si riesce a fingere che esistano pure quelle, le si mettono in fila e si cerca di dare loro una forma, un significato, come si fa da bambini con le nuvole, in modo che tutto abbia un senso e che sia consolante. Pensare che le cose devono andare in un certo modo (perché l’ha deciso dio, l’universo, il karma, tu stesso inconsciamente, un’altra dimensione, non importa) è un anestetizzante fenomenale!

Un’altra cosa importantissima su cui fingere è questa: chi sta male in questo mondo e sente il peso di una vita passata a lavorare, di rapporti sociali falsi, di un ambiente inquinato, di ingiustizie sociali, fino a esternare questo malessere magari isolandosi, deprimendosi o addirittura facendo dell’attivismo per cambiare le cose, ecco, bisogna fingere che queste persone siano strane se non addirittura malate. Questo è indispensabile: è necessario che chi veda le cose come stanno e ne subisca i reali effetti venga ridicolizzato, zittito, curato, gli venga tolta ogni credibilità perché dobbiamo fingere che il problema sia lui, che il problema siano le sue reazioni, non il mondo in cui viviamo.

Insomma ci sarebbero tanti tanti tanti altri esempi che potrei farti, ma io credo tu abbia capito il succo e adesso tocca a te applicarlo in tutti campi, io ti ho solo aperto la strada. Il segreto sta tutto lì. Inizia a fingere. Inizia a sorridere. Buona vita.