Mascherine e mascherati

Il prolungamento dello stato di emergenza per il Covid-19 ci ha portato qualche bel regalino sottobanco che forse a qualcuno è sfuggito.

Primo fra tutti la volontà del governo di non rendere pubblici i documenti secretati del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile che contengono i pareri dei tecnici usati da Conte per emanare i decreti di marzo e aprile, quelli del lockdown, persino facendo ricorso contro una decisione del Tar che li voleva rendere pubblici.
Parliamo di documenti sulla base dei quali si sono generati degli atti che, come giustamente sottolinea la fondazione Einaudi, “hanno compresso i diritti e le libertà costituzionali per i cittadini come mai nella storia della repubblica”. Eh, niente, secretati. Zitti e basta così.
Questo alla faccia delle parole che, nell’anniversario della strage di Bologna, ha pronunciato lo stesso Conte ai giornali ovvero “il governo desecreti tutto”. Certo… a parole.

Il secondo cadeau è che, proprio nel decreto pubblicato il 30 luglio scorso che proroga lo stato di emergenza per l’epidemia da coronavirus fino al prossimo 15 ottobre, il governo ha sostituito quattro parole (le “paroline” di cui parlava Grillo quando diceva che in parlamento c’erano uomini Marketing, quanto tempo è passato…) contenute nella legge approvata nel 2007 per riformare i servizi segreti. Sì, lo ripeto, i servizi segreti. Cioè è stata fatta una riforma strutturale che permette un rinnovo oltre i 4 anni dei vertici dei servizi segreti nel decreto emergenza covid.
Ad aggravare la cosa, alcuni membri del Copasir (comitato di controllo sull’attività dell’intelligence) affermano di non essere stati informati della modifica, eppure stiamo parlando di una variazione e di un ambito che prevede la concertazione anche con i partiti della minoranza.

Oh, ma tranquilli, siamo in democrazia e ci sono gli esperti. Questa roba la fanno solo per il nostro bene. Se avete il minimo dubbio siete dei negazionisti gomblottari.