Persone in leasing

Prigioni che affittano detenuti per farli lavorare presso privati (spesso aziende agricole) è una pratica che divenne famigerata alla fine del 1800 per le brutali condizioni che imponeva ai carcerati, principalmente neri. Il leasing dei detenuti è andato scemando con l’inasprimento dell’opinione pubblica finché la legge ha sostanzialmente vietato questa pratica per la maggior parte del XX° secolo, ma da 50 anni a questa parte le cose stanno cambiando e negli ultimi anni persino radicalmente.

Il lavoro agricolo ha sempre fatto leva su una platea di lavoratori socialmente e politicamente deboli, principalmente immigrati, in modo da per tenere i prezzi bassi, sfruttare le persone a poco costo e potersene liberare facilmente in caso di problemi. Attualmente con l’inasprimento delle leggi sull’immigrazione (sia per i regolari che per i non regolari) le aziende sono a corto di personale da sfruttare per far mangiare l’America benestante e mandare avanti la macchina industriale di produzione di cibo. Per questo gli stati stanno ricorrendo sempre più al leasing dei prigionieri per farli lavorare nei campi facendo guadagnare le prigioni.

Il leasing di carcerati fonda le sue radici nel periodo del post-guerra civile americana quando il lavoro dei carcerati serviva per costruire strade e ferrovie, per l’industria mineraria e l’agricoltura. Ma il leasing forzato dei detenuti è stato anche una potente arma di supremazia bianca e, ora, anche di propaganda anti-immigrazione. Dopo la “fine” dello schiavismo nero per recuperare manodopera gli stati del sud hanno approvato leggi per incarcerare selettivamente gli schiavi liberati e così ricondurli al lavoro obbligatorio. Ad esempio, secondo la legge sul vagabondaggio del Mississippi, tutti i neri dovevano fornire una prova scritta di un lavoro o affrontare una multa di $ 50. Coloro che non potevano pagare erano costretti a lavorare per qualsiasi uomo bianco disposto a pagare la multa, un importo che veniva detratto dal salario del nero.

Per comprendere il giro di affari, nel 2015 e nel 2016, la California Prison Industry Authority ha guadagnato oltre $ 2 milioni dal suo settore alimentare e agricolo, mentre le aziende agricole beneficiano di personale escluso dalle protezioni federali sul salario minimo, senza un reale controllo sulle loro condizioni di lavoro e per i quali è vietato organizzarsi per chiedere salari maggiori o condizioni di lavoro più umane.

Esiste anche il razzismo interno al leasing dei prigionieri: negli ultimi 50 anni – lo stesso periodo che ha visto il ritorno del leasing forzato – il tasso di incarcerazione delle persone di colore è quadruplicato. All’interno del sistema carcerario, i bianchi ricevono posti di lavoro migliori dei neri, con retribuzioni migliori e con formazione più vantaggiose in termini di spendibilità sul mercato del lavoro una volta finita la pena.

Tutto questo dipinge uno scenario distopico nascosto sotto la luce del sole. I giornali e tv parlano di affitto di detenuti da parte delle aziende. Le cose e le proprietà si affittano, non le persone. Se stiamo affittando persone, queste sono trattate come proprietà o cose e quindi stiamo parlando di schiavitù. Per carità, intendo una schiavitù palese, perché il lavoro sottopagato nei campi non è che non sia schiavitù, anzi, è solo un’altra forma di schiavitù, così come la maggior parte del lavoro salariato. Ma qui stiamo parlando di prigioni (anche private) che incarcerano persone e guadagnano sul loro lavoro. Gli Stati Uniti hanno la popolazione carceraria privata più grande del mondo. Degli 1,5 milioni di persone nelle carceri statali e federali nel 2016, l’8,5 per cento (128.063) erano detenute in strutture private. Altre 26.249 persone, il 73 per cento di tutte le persone detenute per immigrazione, sono state confinate in strutture a conduzione privata nel 2017. Dal 2000 al 2016 il numero di persone ospitate in carceri private è aumentato di cinque volte più velocemente rispetto alla popolazione carceraria totale. In un arco di tempo simile, la percentuale di persone detenute nelle strutture di immigrazione privata è aumentata del 442%.

Quanto in là bisogna spingersi per non vedere la distopia di un sistema che permette si lucri sulla cosiddetta giustizia, in cui il mercato e il profitto sono la bussola persino per la gestione delle pene inflitte da uno stato? Ovviamente queste domande le rivolgo a chi pensa che ancora che uno stato sia qualcosa di diverso da un’oligarchia che semplicemente persegue i propri interessi esattamente come una qualsiasi altra azienda.
Ad ogni modo, questo scenario collega tra loro diversi orrori, come colori mischiati su una tela che alla fine dipingono il nostro sistema. Un sistema che senza quei colori orrendi, senza forme moderne di schiavitù più o meno palesi, senza l’abuso di persone e cose, semplicemente non starebbe in piedi, come una macchina senza motore.