Uomini e topi



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Credo che uno dei più interessanti esperimenti mai eseguiti sia quello organizzato dal prof. Curt Richter, della John Hopkins University.
L’esperimento, realizzato negli anni ’50, consisteva nel dividere alcuni ratti in due gruppi. I ratti del primo gruppo furono inseriti dentro dei recipienti pieni d’acqua, abbastanza profondi da impedirne e da renderne possibile l’annegamento. Il topi di questo gruppo sopravvissero in media per una decina minuti prima di annegare.
 
L’esperimento fu ripetuto con il secondo gruppo di ratti ma con una variante: non appena un roditore stava per annegare, Richter lo salvava e lo metteva all’asciutto per un’ora, in modo che si asciugasse e potesse riposare. Scaduta l’ora, i topi venivano gettati nello stesso recipiente dal quale erano stati salvati: incredibilmente il loro tempo medio di sopravvivenza aumentava fino a 60 ore.
10 minuti contro 60 ore. Il solo sapere di poter essere salvati aveva consentito ai topi del secondo gruppo di lottare per la sopravvivenza per un tempo 360 volte più lungo del primo gruppo. 360!
 
Cosa ci dice questo esperimento? Ci dice qualcosa di molto importante che tutti dovremmo riconoscere e fare nostro. Come dite? Il potere della speranza? Della fede? No. Secondo me l’esperimento dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che siamo una specie idiota e malata, al punto tale che si crede possibile ottenere conoscenza e comprensione, tanto più sulla speranza, affogando volontariamente degli animali e guardandoli morire. Questo esperimento, come tanti altri, ci dice quanto stiamo sbagliando come specie e quanto poco possiamo capire di noi stessi e del mondo se continuiamo a guardare attraverso gli occhiali specisti e antropocentristi, oltre che freddi e calcolatori, della scienza e della civiltà.